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Venezia 80, Lubo: nuove clip ufficiali del film di Giorgio Diritti (Al cinema dal 9 novembre)

Tutto quello che c’è da sapere su “Lubo” il nuovo film di Giorgio Diritti con protagonista Franz Rogowski in concorso a Venezia 80 e dal 9 novembre al cinema con 01 Distribution.

11 Settembre 2023 14:41

Lubo il nuovo film di Giorgio Diritti (Volevo nascondermi) con protagonista Franz Rogowski sarà presentato in Concorso a Venezia 80 (30 agosto – 9 settembre) per poi approdare nelle sale il 9 novembre con 01 Distribution.

È una gioia essere in concorso all’80ª edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia con “Lubo”, la storia di un nomade, un artista di strada, un uomo che subisce una grande ingiustizia. Un film sul senso dell’educare, sull’amore, su leggi disumane e discriminatorie che generano un male che si espande come una macchia d’olio nella vita di chi le subisce, modificandone il percorso e i valori, producendo dolore, rabbia e violenza, ma nel caso di Lubo, anche la volontà di reagire con un immenso amore per la vita e per i propri figli. – Giorgio Diritti

Lubo – Trama e cast

Franz Rogowski e Valentina Bellè – foto di Francesca Scorzoni

La trama ufficiale: Lubo (Franz Rogowski) è un nomade, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di prendere i loro tre figli piccoli, strappati alla famiglia in quanto Jenisch, come da programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.

Il cast è completato da Christophe Sermet, Valentina Bellè, Noemi Besedes, Cecilia Steiner, Joel Basman, Filippo Giulini, Alessandro Zappella, Philippe Graber e Massimiliano Caprara.

Lubo – Trailer e video

Clip “Profezia” e video “red carpet da Venezia 80 pubblicati il 7 settembre 2023

Nuovo video con interviste da Venezia 80 pubblicato l’8 settembre 2023

Nuove clip ufficiali pubblicate l’11 settembre 2023

Curiosità sul film

Franz Rogowski – foto di Francesca Scorzoni

  • Il soggetto del film, liberamente ispirato al romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore edito da Einaudi, è stato scritto da Giorgio Diritti, Fredo Valla e Tania Pedroni e la sceneggiatura da Giorgio Diritti e Fredo Valla.
  • Il cast tecnico: Fotografia di Benjamin Maier / Montaggio di Paolo Cottignola / Scenografia di Giancarlo Basili / Costumi di Ursula Patzak / Musiche originali di Marco Biscarini.
  • Le riprese di “Lubo” sono durate 9 settimane e si sono svolte tra Piemonte, Alto Adige, Provincia autonoma di Trento e Svizzera.
  • Giorgio Diritti dichiara: “È stato un bel viaggio nel tempo, tra volti e luoghi bellissimi… ed un po’ nomadi come Lubo il protagonista di questo film, abbiamo viaggiato tra Svizzera e Italia (Piemonte, Alto Adige e Trentino,) camminando sui suoi passi nelle sue sofferenze nelle lotte e follie di un uomo alla ricerca di una giustizia e di una nuova vita. Un bel lavoro di squadra, grazie alla determinazione e passione delle società produttrici e del bellissimo cast artistico e professionale.”
  • “Lubo” è una coproduzione italo-svizzera Indiana Production, Aranciafilm con Rai Cinema e Hugofilm Features e Proxima Milano in coproduzione con RSI Radiotelevisione Svizzera SRG/SSR con il sostegno di Direzione Generale Cinema e Audiovisivo MiC Ufficio federale della cultura Svizzera Zürcher Filmstiftung IDM Film Commission Südtirol Film Commission Torino Piemonte in collaborazione con Trentino Film Commission con il contributo del POR FESR Piemonte 2014-2020 – Azione III.3c.1.2 – bando “Piemonte Film TV Fund”.

Il romanzo originale

Franz Rogowski – foto di Francesca Scorzoni

Mario Cavatore nasce a Cuneo nel 1946. La sua irrequieta adolescenza lo porta a scoprire dal di dentro com’era il mondo dei nomadi. Era un operaio, ingegnere elettrico, tecnico del suono, presentatore radiofonico, intrattenitore e artigiano. “Il seminatore èil suo primo romanzo”. Principiante assoluto alla tenera età di 56 anni, non saprebbe spiegare come abbia potuto scrivere un libro e trovare un editore del calibro di Einaudi ben felice di pubblicarlo. Chi volesse cercare qualche indizio nella sua vita precedente rivelando il suo talento di scrittore rimarrebbe amaramente deluso, dal momento che aveva scritto solo pochi brevi articoli sui giornali locali (generalmente di riviste musicali o di politica ordinaria) e niente di più. Inoltre, la sua formazione non è quella che ci si aspetterebbe da uno scrittore: ha abbandonato gli studi a 15 anni dopo la morte del padre. L’unico indizio che poteva indicare il suo coinvolgimento nel mondo letterario era la sua passione per i romanzi. Eppure la sua passione per la grande letteratura non giustifica il fatto che abbia deciso di fare lo scrittore, anzi avrebbe dovuto saperlo meglio. Ma non ha resistito alla tentazione: la bella storia gli è apparsa come in un sogno, pronta per essere raccontata da lui come se fosse un suo dovere, un voto da fare. [Fonte Festivaletteratura]

Giorgio Diritti esordisce nella letteratura nel 2014 con il romanzo “Noi due”, cui nel 2015 ha fatto seguito il saggio “L’uomo fa il suo giro. Storie di condivisione dentro e fuori del set”. Nel 2016 esce Bologna 900. Nove Secli di immagini edito da Cineteca di Bologna con allegato DVD; “Un libro che sembra un film, un film che pare un libro. Un viaggio nel tempo e nello spazio, lungo gli ultimi 900 anni della storia di Bologna, delle sue genti. Accompagnati dallo sguardo di un regista innamorato della sua città…”

La sinossi ufficiale del romanzo: Nel 1939 è attiva in Svizzera l’Opera bambini della strada, un’organizzazione che, col pretesto di svolgere un’opera umanitaria a favore dell’infanzia derelitta, mira a sradicare il fenomeno del nomadismo. I bambini nomadi vengono strappati alle famiglie e rinchiusi in istituti o dati in adozione. Quando Lubo Reinhardt, zingaro naturalizzato, riceve la notizia che i suoi figli sono stati presi dalla polizia e che la moglie, tentando di opporsi, è stata uccisa, decide di vendicarsi. Si appropria di una nuova identità e diventa un Don Giovanni involontario e involontariamente politico. Il suo piano è inseminare il maggior numero di donne svizzere. Dal seme di quel primo sopruso germina altra violenza, che dura nel tempo, con una tenacia oscura.

Il romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore è disponibile su Amazon.

Note di regia

Franz Rogowski, Giorgio Diritti e Valentina Bellè a Venezia 80 (Photo by Daniele Venturelli/WireImage)

Il romanzo “Il Seminatore” di Mario Cavatore, da cui prende liberamente riferimento il progetto di questo film, inizia con l’incipit “gli zingari sono sempre stati un problema”.

Lo scontro etnico, la paura del diverso, sono ancora oggi al centro di episodi della cronaca di tutti giorni ed è evidente quanto le differenze razziali o religiose costituiscano elemento di scontro e rappresentino la più forte minaccia alla stabilità delle relazioni tra le persone e i popoli.

La lettura del romanzo mi ha svelato una vicenda storica poco conosciuta di persecuzione nei confronti di una minoranza nomade, gli Jenisch, a cui vennero sottratti i figli al fine di “rieducarli” in un periodo storico compreso tra gli anni ‘30 e gli anni ‘70. Le stime sulle ricerche parlano di circa 2000 bambini.

Ciò mi è apparso inquietante e particolarmente stridente per un paese democratico e civile come la Confederazione Elvetica, sovente citata come “esempio virtuoso” nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni. Mi sono chiesto, cosa avrei fatto, come avrei agito subendo una violenza così grande. Avrei reagito contro lo Stato con violenza?

Lubo, a cui “rapiscono” i bambini e uccidono la moglie è un uomo solo che improvvisamente si trova in guerra con il mondo, non accetta e lotta contro questa folle discriminazione, vuole ritrovare i suoi figli e cerca nel volto delle varie donne che incontra il volto di sua moglie. Vuole ricostruire un futuro possibile esprimendo anche il suo desiderio di amare, di ritrovare e credere comunque nell’amore.

Il suo percorso, tra i vari Cantoni della Svizzera e dell’Italia, si dipana in un tempo storico di venti anni in cui si evolvono episodi carichi di forte drammaticità, suspense, passione, coraggio. Nello svolgersi degli eventi emerge quanto principi folli e leggi discriminatorie generino un male che si espande come una macchia d’olio nel tempo, penetrando nelle vite degli uomini, modificandone i percorsi, i valori, generando dolore, rabbia, violenza, ambiguità…ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia. [Giorgio Diritti]

Il Popolo Jenisch e il Programma “Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse”

Lubo (Foto @Francesca Scorzoni)

Il popolo Jenisch rappresenta la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom ed i Sinti. Di origine germanica, sono presenti in molti paesi dell’Europa, tra cui Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Italia, e hanno una propria lingua.

Nel 1921 venne fondata in Svizzera la Pro Juventute, una fondazione filantropica creata con l’intento di sostenere i diritti e le esigenze dei bambini. Tra il 1926 e il 1973 la Pro Juventute mise in atto in Svizzera una campagna di ispirazione nazionalista
denominata «Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse» (Opera di soccorso per i bambini della strada).

Secondo i parametri applicati dalle autorità nel primo ‘900, i nomadi erano considerati pericolosi e da tenere a bada con metodi repressivi. Il programma attuato dalla Pro Juventute e finanziato dalla Federazione Elvetica, da benefattori e da industriali, aveva il fine di rieducare i figli dei nomadi e di combattere il fenomeno del nomadismo.

Di fatto la campagna consistette in una politica di allontanamento forzato di bambini appartenenti al gruppo Jenisch dai propri genitori. Con il sostegno delle autorità svizzere i bambini Jenisch vennero sistematicamente sottratti alle loro famiglie e collocati in case, famiglie affidatarie, orfanatrofi, istituti psichiatrici e persino prigioni. Molti di loro subirono violenze e furono sfruttati come manodopera a basso costo, numerose ragazze vennero sterilizzate.

Non si conosce il numero esatto dei bambini coinvolti nel programma, che oscilla tra i 585, certificati dagli archivi della Pro Juventute, in gran parte tenuti segreti per decenni, e i 2000 stimati. Il programma verrà interrotto solo nel 1973.

Giorgio Diritti – Note biografiche

Giorgio Diritti a Venezia 80 (Photo by Kate Green/Getty Images)

Regista, sceneggiatore e montatore é nato a Bologna il 21 dicembre 1959. Si forma lavorando al fianco di vari autori italiani (Lizzani, Wetmuller, Vancini), ed in particolare Pupi Avati, con cui collabora in vari film.

Realizza vari casting per film in Emilia Romagna, tra cui “La voce della luna”(1990) di Federico Fellini. Partecipa all’attività di Ipotesi Cinema, Istituto per la formazione di giovani autori, fondato e diretto da Ermanno Olmi.

Come autore e regista dirige documentari, cortometraggi e programmi televisivi. In ambito cinematografico il suo primo cortometraggio, “Cappello da marinaio”(1990) è stato selezionato in concorso a numerosi festival internazionali, tra cui quello di Clermont-Ferrand.

Nel 1993 ha realizzato “Quasi un anno”, film per la TV prodotto da Ipotesi Cinema e RAI 1. Il suo film d’esordio, “Il vento fa il suo giro” (2005), partecipa ad oltre 60 festival nazionali ed internazionali, vincendo oltre 36 premi. Riceve 5 candidature ai David di Donatello 2008 (fra cui Miglior Film, Miglior Regista Esordiente, Miglior Produttore e Migliore Sceneggiatura) e 4 candidature ai Nastri D’argento 2008. Il film inoltre diventa un “caso nazionale”, restando in programmazione al Cinema Mexico di Milano per più di un anno e mezzo.

Lungometraggi
2020 VOLEVO NASCONDERMI
2013 UN GIORNO DEVI ANDARE
2009 L’UOMO CHE VERRÀ
2005 IL VENTO FA IL SUO GIRO
Documentari
2016 BOLOGNA 900
2015 MILANO 2015 di AA.VV.
2012 GENUS BONONIAE: MUSEI NELLA CITTÀ
2008 PIAZZÀTI
2002 CON I MIEI OCCHI
1999 IL DENARO – diretto da Giorgio Diritti, Paolo Cottignola, Ermanno Olmi e Alberto
Rondalli
Film per la TV
1994 QUASI UN ANNO
Teatro
2011 GLI OCCHI GLI ALBERI LE FOGLIE
2010 NOVELLE FATTE AL PIANO
2007 LA ZATTERA DI VESALIO
Medio e Cortometraggi
2006 A SPASSO CON VIRGILIO
2000 SEGNO D’OMBRA
1995 DAL BUIO
1992 DIO
1990 CAPPELLO DA MARINAIO
Libri
2014 NOI DUE edito da Rizzoli
2015 L’UOMO FA IL SUO GIRO edito da La terza
2016 BOLOGNA 900 edito da Cineteca di Bologna
Premi
2013 PREMIO KINEO “Diamanti al Cinema Italiano” per “Un giorno devi andare”
2010 GLOBO D’ORO Gran Premio della stampa estera per “L’uomo che verrà”
2010 CIAK D’ORO Miglior regista e miglior produttore per “L’uomo che verrà”
2010 DAVID DI DONATELLO Miglior film per “L’uomo che verrà”
2010 DAVID DI DONATELLO Miglior produttore per “L’uomo che verrà”
2010 NASTRO D’ARGENTO Miglior produttore per “L’uomo che verrà”
2010 PREMI INTERNAZIONALI FLAIANO Premio per la regia per “L’uomo che verrà”
Crediti non contrattuali 7
2009 PREMIO MARC’AURELIO D’ORO del Pubblico – Festival Internazionale del Film di
Roma per “L’uomo che verrà”
2009 MARC’AURELIO D’ARGENTO Gran Premio della Giuria – Festival Internazionale del
Film di Roma per “L’uomo che verrà”
2009 PREMIO “LA MEGLIO GIOVENTÙ” – Festival Internazionale del Film di Roma per
“L’uomo che verrà”
2008 CIAK D’ORO Opera prima per “Il vento fa il suo giro”
2007 PREMIO “FRANCO CRISTALDI” – Italia Film Fest al Miglior Produttore per “Il vento
fa il suo giro”
PREMIO “ MARIO MONICELLI” Italia Film Fest al Miglior Regista per “Il vento fa il
suo giro”
2007 PRIX DE LA CRITIQUE – Rencontres du Cinéma Italien à Toulouse per “Il vento fa il
suo giro”
2006 GRAN PRIX e PRIX CICAE – Annecy Cinema Italien per “Il vento fa il suo giro”
2006 PREMIO MIGLIOR REGIA – Lisbon Village Festival per “Il vento fa il suo giro”

Lubo – Foto e poster

Festival di Venezia